Description
Nel 2018, mentre i resoconti sulla cattiva condotta sessuale del clero in Cile, Honduras e Stati Uniti agitavano la Chiesa cattolica, è stato convocato un incontro internazionale di esperti nell’ambito del giornalismo, del diritto, della cura pastorale e di altri ambiti come filosofia, psicologia, sociologia e teologia, per studiare l’incidenza degli abusi sessuali contro i ragazzi da parte del clero. Sotto l’abile direzione di Jane F. Adolphe e Ronald J. Rychlak, “La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare” è il risultato di quell’incontro e degli studi incisivi e perspicaci che ha generato.
- Parte I (Sfide: cultura della Chiesa e scienze sociali) esplora i dati sugli abusi sessuali del clero all’interno della Chiesa cattolica ed espone anche i miti culturali prevalenti che nascondono le radici del problema.
- Parte II (Fattori concorrenti: influenze esterne ed interne alla Chiesa) situa il problema dell’abuso sessuale da parte del clero tra i problemi circostanti, comprese le più ampie radici culturali dell’abuso, la cultura organizzativa cattolica e il clericalismo.
- Parte III (Conseguenze: questioni legali e politiche) esamina leggi del diritto canonico, penale e civile misurando il loro impatto sulla punizione e il controllo degli abusi.
- La Parte IV (Tracciare la rotta: riflessioni bibliche, teologiche e pastorali) identifica le radici cattoliche di una soluzione vera e duratura sulla questione.
Jane F. Adolphe è professore di diritto presso l’Ave Maria School of Law, a Naples in Florida, Professore a contratto presso la School of Law dell’Università di Notre Dame, a Sydney in Australia, ed è stata esperto della Segreteria di Stato della Santa Sede all’interno della Sezione per le Relazioni con gli Stati. Ha co-curato diversi libri: The Persecution and Genocide of Christians in the Middle East: Prevention, Prohibition, and Prosecution; Equality and Non-Discrimination: Catholic Roots, Current Challenges; and St. Paul, the Natural Law, and Contemporary Legal Theory.
Ronald J. Rychlak è Professore emerito di Legge presso l’Università del Mississippi, consigliere della delegazione della Santa Sede presso le Nazioni Unite e fa parte dei comitati consultivi della Commissione per i diritti civili degli Stati Uniti, della Southeastern Conference (SEC) e della Catholic League for Religious and Civil Rights. Ha scritto diversi libri, tra cui Hitler, the War, and the Pope; Righteous Gentiles: How Pius XII Saved Half a Million Jews from the Nazis; and Disinformation (con Ion M. Pacepa). Ha inoltre curato American Law from a Catholic Perspective: Through a Clearer Lens.
Tascabile: 510 pp.
ISBN: 978-1950970988
Recensioni
Prevenzione degli abusi sessuali da parte del clero
4 agosto 2020 • THOMAS J. NASH • THE DISPATCH
Il nuovo libro analizza cosa è andato storto e cosa deve andare bene affinché la Chiesa progredisca.
“E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare” (Matteo 18:5-6)
Le sobrie parole di Gesù sullo scandalo dei giovani cattolici dovrebbero essere impresse nel cuore di tutti i membri della Chiesa, chierici o laici, che hanno qualcosa a che fare con la cura dei bambini nella Chiesa universale (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica 2284-87). Il grave danno arrecato a molte vittime e alle loro famiglie è stato di vasta portata, ed ha inflitto un duro colpo al cammino della Chiesa e al grande mandato che le è stato affidato da Dio (cfr. Matteo 28:18-20). Mentre le cose sono indubbiamente migliorate nel complesso dalla lunga quaresima del 2002, attendiamo ancora la resa dei conti di papa Francesco su Theodore McCarrick, due anni dopo le sue dimissioni dal Collegio cardinalizio.
Di conseguenza, accolgo con favore “La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare”, che è curato da Jane Adolphe e Ronald Rychlak. Il libro, che affronta anche l’abuso verso gli adulti, è apprezzato non solo per la sua erudizione, ma anche per lo slancio di coloro che vi hanno partecipato verso l’ortodossia cattolica, i quali comprendono che qualsiasi rimedio deve essere fedele alle verità liberatrici che Gesù ha rivelato alla sua Chiesa, nel particolare, e all’umanità, in generale.
“Quando la Chiesa soffre sotto il peso dei peccati dei suoi membri, sono sempre i suoi figli e figlie più devoti a fare lo sforzo maggiore” scrive il dott. Jeffrey Mirus, fondatore e presidente del Trinity Communications, nella propria prefazione. “Ciò che è veramente notevole in questo libro è l’ampiezza e la profondità dell’analisi della poliforme crisi, derivante dall’esistenza di episodi di abuso sessuale all’interno della Chiesa, che colpisce gli uomini e le donne in possesso di una profonda identità cattolica e che sono anche fermamente impegnati nell’autentico rinnovamento cattolico.”
La cattiva condotta sessuale del clero funge da opera di riferimento per comprendere meglio i fattori chiave che hanno permesso allo scandalo di svilupparsi nel tempo, e propone anche misure per evitare che si ripeta. Mirus fornisce un utile distillato delle sezioni principali del libro:
Nella Prima parte (Sfide: cultura della Chiesa e scienze sociali), gli autori esplorano i dati che hanno a disposizione relativamente agli abusi sessuali commessi dai membri del clero all’interno della Chiesa cattolica. In considerazione sia degli studi passati, sia della formazione seminariale, sia del problema dell’omosessualità, nonché delle differenze stesse che sono contenute oppure desumibili nei dati degli ultimi vent’anni e più, questa parte dello studio riflette anche il coraggio degli autori nell’esporre i miti culturali prevalenti, i quali occultano le radici del problema.
Nella Seconda parte (Fattori concorrenti: influenze esterne ed interne alla Chiesa), gli autori hanno collocato il problema dell’abuso sessuale da parte dei membri del clero sullo sfondo dei problemi circostanti che lo influenzano. In questa sezione, gli studiosi considerano diversi aspetti e questioni come, per esempio: le più ampie radici culturali dell’abuso, la cultura organizzativa cattolica ed il clericalismo.
Nella Terza parte (Conseguenze: questioni legali e politiche) veniamo condotti ad imparare molti aspetti e questioni relativamente alle complessità del diritto canonico, nonché di quello penale e civile e sulle modalità in cui, ognuno di questi, finisce per influenzare la capacità della Chiesa e del mondo di punire gli abusi e di tenerli sotto controllo. Il materiale contenuto in questa sezione risulta indispensabile per riuscire a capire come mai l’abuso sessuale è stato, e continua ancora oggi ad essere, un problema così difficile da affrontare in modo efficace.
nfine, nella Quarta parte (Tracciare la rotta: riflessioni bibliche, teologiche e pastorali), gli studi che vengono presentati hanno il merito di salvare i lettori dallo scoraggiamento, individuando le radici autenticamente cattoliche di una reale soluzione ai problemi analizzati fino a quel punto. Per la maggior parte di noi, che non ha direttamente a che fare con il problema dell’abuso, è questa la parte che ci fornirà gli strumenti utili a diventare dei cristiani migliori, attraverso sia la costruzione di un’unione più stretta al nostro Signore Gesù Cristo, sia di un rafforzamento della nostra comprensione della sessualità umana e del nostro impegno indirizzato verso una vita morale in Gesù Cristo.
Si dovrebbe fare un indice per questa prima e per tutte le future edizioni, perché aiuterà i dirigenti della Chiesa a navigare nel libro in modo più efficiente ed efficace.
Sostenere i sacerdoti ed eliminare il clericalismo: azioni essenziali per una riforma necessaria.
I sacerdoti, in particolare, devono essere sostenuti e difesi, in modo che questi uomini di Dio abbiano il potere di svolgere l’opera per la quale Cristo e la Chiesa li hanno chiamati. Ciò si traduce in un’adeguata formazione, che inizia in casa, nelle scuole cattoliche e nei seminari, compreso l’apprendimento del fatto che il celibato è un dono per aiutarli a servire come padri spirituali. “Quando il prete cattolico acquisisce il titolo di “Padre”, esso si pone come una immagine dei padri naturali e di Dio, il Padre per eccellenza” scrive Dale O’Leary, giornalista e autore, “e perciò le scorrettezze sessuali di qualsiasi tipo sono giustamente viste come incestuose e blasfeme” (p. 66).
Inoltre, il nostro Signore Eucaristico deve essere il loro modello sacerdotale e la devozione alla Santa Madre deve essere incoraggiata a crescere nella castità, nella carità, nella fraternità tra i confratelli sacerdoti e nella comunione con i fedeli laici, promossa per prevenire la solitudine che tenta i sacerdoti dal vivere una vita santa. Il dottor Robert Fastiggi, professore di teologia sistematica al Sacred Heart Seminary di Detroit, cita uno scambio di battute tra un giornalista italiano e l’ex capo della Congregazione della Chiesa per la dottrina della fede, che sovrintende alla gestione dei casi di abuso clericale, al fine di illustrare l’importanza di una vita incentrata su Cristo:
Andrea Tornielli: Di fronte agli scandali degli abusi, i pontefici Benedetto XVI e Francesco hanno
insistito sulla via della conversione e della preghiera.…Cardinale [Gerhard] Müller: ”È la via più autentica. Esistono procedure che sono state stabilite per combattere il fenomeno, ma il rinnovamento spirituale, così come la conversione, sono gli aspetti più importanti. Ci sono sacerdoti che non partecipano mai agli esercizi spirituali, che non si avvicinano mai ad un confessionale, che non pregano mai il breviario. E quando la vita spirituale è vuota, come può un sacerdote agire sull’esempio di Gesù Cristo? Rischia di diventare un “mercenario”, come leggiamo nel Vangelo di Giovanni (p. 312, corsivo mio per alludere a Giovanni 10:10-15).”
Inoltre, mentre sacerdoti e vescovi devono essere rispettati e parimenti sostenuti nella guida della Chiesa, anche la Chiesa deve essere vigile nell’opporsi al clericalismo per scongiurare un altro scandalo, come ha sottolineato Papa Francesco ed anche affermano gli autori. “Il clericalismo ha contribuito all’attuale crisi in due modi importanti”, scrive un gruppo di docenti donne, tra cui la dottoressa Janet Smith, in un’appendice al libro:
“Il clericalismo ha contribuito alla crisi attuale in due modi particolarmente importanti: il primo è rappresentato dal fatto che il clericalismo porta i membri del clero a ritenere di “meritare” particolari vantaggi che possano portarli ad impegnarsi in comportamenti immorali; il secondo, invece, sta nel fatto che il clericalismo incoraggia i sacerdoti ed i vescovi a respingere anche le critiche legittime al loro cattivo comportamento, soprattutto le critiche che provengono dai laici.” (p. 393)
Le autrici approfondiscono quest’ultimo punto:
“In sostanza, esso rappresenta la sensazione secondo cui la condizione di essere un sacerdote conferisca il diritto ad avere un rispetto che sia nettamente superiore a quello che deve accordarsi agli altri, specialmente ai laici: il rispetto, vogliamo specificarlo, non solamente per l’ufficio del sacerdote, ma anche per la sua stessa persona e per tutte le decisioni ed azioni che egli adotta e compie. Il clericalismo rappresenta la convinzione secondo cui, in virtù della propria ordinazione sacerdotale, dell’educazione ricevuta e dei sacrifici compiuti e in atto, il sacerdote sia, da un lato, meritevole di una deferenza speciale, persino della cieca obbedienza, e che sia, dall’altro, esonerato dall’essere interrogato da un laico che possa avere maggiore competenza di lui in qualche ambito.” (Ibid.)
Il racconto ammonitore del cardinale Law e la necessità per la Chiesa di auto-sorvegliarsi
Un classico esempio di clericalismo è stata la punizione – o la sua mancanza – subita dal cardinale Bernard Law dopo la sua grave e cattiva gestione dei casi di abusi sessuali nell’arcidiocesi di Boston. Mentre il cardinale Law è stato giustamente rimosso dal suo ufficio episcopale, avrebbe potuto, senza dubbio, andare in prigione per i suoi misfatti (incluso l’aver riassegnato i famigerati John Geoghan e Paul Shanley). Di conseguenza, quando papa San Giovanni Paolo II riassegnò il cardinale Law alla guida di Santa Maria Maggiore, una delle quattro basiliche maggiori di Roma, una posizione di rilievo che il cardinale ricoprì fino al suo pensionamento, si verificò una delle decisioni più sconsiderate di Giovanni Paolo II, non ultimo per il dolore che ha causato alle famiglie delle vittime di Boston e altrove.
Una decisione più appropriata sarebbe stata designare il cardinale a servire silenziosamente come confessore per una comunità di religiose in pensione, con il divieto di parlare e di servire la Chiesa pubblicamente. Anche se il cardinale Law non ha abusato direttamente dei bambini, ha consentito ai chierici colpevoli di continuare a commettere peccati gravi, il che non fa molta differenza, dato il danno che ne è derivato.
“Non sorprende che i sistemi legali stiano, ora, rispondendo” scrive il professor Rychlak “Le persone si aspettano, giustamente, che le autorità civili le proteggano dalla criminalità. I sistemi governativi hanno da tempo soddisfatto i bisogni della Chiesa, ma i trasgressori hanno sfruttato per il proprio tornaconto tali accomodamenti. Non deve sorprendere, quindi, che i legislatori vogliano rimuovere tali concessioni. Inoltre, molti preti innocenti sono ora sotto esame e si sentono trattati come se fossero dei sospetti. La loro preoccupazione risiede nel domandarsi se, una volta che siano stati accusati di un crimine, i pubblici ministeri, i giudici e le giurie concederebbero loro realmente la presunzione di innocenza. La Chiesa, però, non è impotente. Essa può e deve cominciare ad agire, soprattutto, sorvegliando se stessa. (pp. 223-25).
Ad aiutare questa causa sarà un nuovo Vademecum, o guida, “Su alcuni punti di procedura nel trattamento dei casi di abusi sessuali su minori commessi dai chierici”, che la CDF ha recentemente pubblicato.
Infine, considerando le eccezioni ad una politica di tolleranza zero che consente ai chierici incriminati di tornare al ministero dopo aver saldato il debito con la società, Rychlak sottolinea che i vescovi
“sono chiamati a proteggere i soggetti più vulnerabili del loro gregge. Ciò probabilmente significa che i responsabili debbano essere collocati in posizioni accuratamente selezionate, una volta risolte le loro situazioni legali. I genitori hanno il diritto di sapere se qualcuno in una posizione di autorità ha già commesso crimini contro i bambini” (p. 225).
Tuttavia, dato il pericolo morale di riassegnare i chierici che sono stati giustamente condannati per aver abusato personalmente dei bambini – per non parlare della loro responsabilità legale – la Chiesa farebbe bene a dare ascolto al consiglio che San Giovanni Paolo II diede ai cardinali statunitensi nell’aprile 2002; consiglio che ribadisce anche la necessità di sostenere la totalità dell’insegnamento della Chiesa sulla sessualità, se vogliamo portare avanti con successo la missione affidataci da Dio:
“La gente deve sapere che non c’è posto nel sacerdozio e nella vita religiosa per coloro che nuocerebbero ai giovani. Devono sapere che i vescovi e i sacerdoti sono totalmente impegnati per la pienezza della verità cattolica in materia di morale sessuale, verità tanto essenziale per il rinnovamento del sacerdozio e dell’episcopato quanto lo è per il rinnovamento del matrimonio e della vita familiare”. (numero 3).
Il miglior libro (di gran lunga) sullo scandalo degli abusi clericali.
8 luglio 2020 • Dott. JEFF MIRUS • CATHOLIC CULTURE
Nel 2019 sono stato invitato a scrivere la prefazione per uno studio collaborativo sugli abusi sessuali dei sacerdoti nella Chiesa cattolica, un approfondito procedimento di studio condotto sotto la guida di Jane Adolphe, professore di diritto presso l’Ave Maria Law School di Naples, in Florida. I risultati sono stati ora pubblicati da Cluny Media: Clerical Sexual Misconduct: An Interdisciplinary Analysis. Piuttosto che fingere di aver appena scoperto questo volume impressionante, sto semplicemente ristampando la mia prefazione qui sotto. Questo importante libro sarà un punto di riferimento nel suo campo per molto tempo.
La cosa più importante da sapere su La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare è semplicemente questa: quando la Chiesa soffre sotto il peso dei peccati dei suoi membri, sono sempre i suoi figli e figlie più devoti a fare lo sforzo maggiore. Ciò che è veramente notevole in questo libro è l’ampiezza e la profondità dell’analisi della poliforme crisi, derivante dall’esistenza di episodi di abuso sessuale all’interno della Chiesa, che colpisce gli uomini e le donne in possesso di una profonda identità cattolica e che sono anche fermamente impegnati nell’autentico rinnovamento cattolico.
Senza queste qualità, chi studia e commenta la crisi, l’emergenza di cui soffre la Chiesa, offre poco più che sciocchezze, un rimaneggiamento emotivo dei propri pregiudizi oppure qualunque cosa il mondo voglia sentire. Ma i collaboratori di questo volume entrano nel vivo delle questioni con una profondità molto maggiore, non soltanto studiando a fondo i fallimenti ma analizzando questi ultimi alla luce di una bontà che solamente Gesù Cristo e la Chiesa stessa possono riversare su ogni forma di male umano.
Non c’è bisogno, qui, di elencare i contenuti oppure di introdurre i quasi trenta studiosi cattolici che hanno contribuito a questo libro. Dal punto di vista critico, ogni aspetto dell’argomento viene trattato a fondo da questi studiosi cattolici, i quali sono altamente competenti e si preoccupano in modo profondo della verità, della virtù e della grazia. Essi considerano le seguenti domande, le quali rappresentano, d’altronde, lo stesso genere di domande che anche la maggior parte di noi si è posto almeno una volta:
- In che modo l’emergenza relativa agli abusi sessuali nella Chiesa è collegata ai problemi
della nostra cultura nel suo insieme? - La Chiesa è impermeabile al vero cambiamento?
- Gli abusi sessuali ed il clericalismo sono correlati?
- In che modo i cambiamenti sessuali nel mondo moderno hanno esacerbato queste tendenze
peccaminose? - Fino a che punto sono da biasimare i nuovi miti sessuali della nostra cultura?
- È colpa della formazione in seminario?
- Si tratta principalmente di preti omosessuali?
- L’antropologia cristiana basa lecitamente l’identità umana sull’orientamento sessuale?
- Il problema è migliorato da quando è diventato di dominio pubblico?
- Perché il diritto canonico, le strutture della Chiesa ed il senso di responsabilità non hanno risolto il problema?
- Che dire degli sforzi legali delle vittime e dei governi per punire oppure correggere la Chiesa?
- Alcuni rimedi legali sono più pericolosi oppure più promettenti di altri?
- Cosa possiamo imparare dalla moralità sessuale che ci viene espressa dalle Sacre Scritture?
- Come si inserisce il fatto della mascolinità di Gesù Cristo in tutto questo?
- Come possiamo comprendere il celibato del clero nel bel mezzo dell’emergenza degli abusi?
- Possiamo migliorare la formazione di tutti i cattolici e, specialmente, del clero?
- È possibile la cura pastorale tanto per le vittime quanto per i carnefici?
- Le donne possono offrire spunti speciali in merito a come intervenire in questa crisi per sistemare le cose?
La cosa notevole dello sforzo collaborativo che emerge da questo libro è che ognuna di queste domande viene esplorata a fondo e trova risposta nella misura in cui sono disponibili risposte corrette – una misura che, secondo l’argomento, necessariamente oscilla e varia tra la probabilità e la certezza.
Nella Prima parte (Sfide: cultura della Chiesa e scienze sociali), gli autori esplorano i dati che hanno a disposizione relativamente agli abusi sessuali commessi dai membri del clero all’interno della Chiesa cattolica. In considerazione sia degli studi passati, sia della formazione seminariale, sia del problema dell’omosessualità, nonché delle differenze stesse che sono contenute oppure desumibili nei dati degli ultimi vent’anni e più, questa parte dello studio riflette anche il coraggio degli autori nell’esporre i miti culturali prevalenti, i quali occultano le radici del problema.
Nella Seconda parte (Fattori concorrenti: influenze esterne ed interne alla Chiesa), gli autori hanno collocato il problema dell’abuso sessuale da parte dei membri del clero sullo sfondo dei problemi circostanti che lo influenzano. In questa sezione, gli studiosi considerano diversi aspetti e questioni come, per esempio: le più ampie radici culturali dell’abuso, la cultura organizzativa cattolica ed il clericalismo.
Nella Terza parte (Conseguenze: questioni legali e politiche) veniamo condotti ad imparare molti aspetti e questioni relativamente alle complessità del diritto canonico, nonché di quello penale e civile e sulle modalità in cui, ognuno di questi, finisce per influenzare la capacità della Chiesa e del mondo di punire gli abusi e di tenerli sotto controllo. Il materiale contenuto in questa sezione risulta indispensabile per riuscire a capire come mai l’abuso sessuale è stato, e continua ancora oggi ad essere, un problema così difficile da affrontare in modo efficace.
Infine, nella Quarta parte (Tracciare la rotta: riflessioni bibliche, teologiche e pastorali), gli studi che vengono presentati hanno il merito di salvare i lettori dallo scoraggiamento, individuando le radici autenticamente cattoliche di una reale soluzione ai problemi analizzati fino a quel punto. Per la maggior parte di noi, che non ha direttamente a che fare con il problema dell’abuso, è questa la parte che ci fornirà gli strumenti utili a diventare dei cristiani migliori, attraverso sia la costruzione di un’unione più stretta al nostro Signore Gesù Cristo, sia di un rafforzamento della nostra comprensione della sessualità umana e del nostro impegno indirizzato verso una vita morale in Gesù Cristo.
Sappiamo, naturalmente, che un approfondimento della vita spirituale ed una crescita in virtù rappresentano le risposte fondamentali alle nostre domande; ma sappiamo anche, d’altro canto, che la Chiesa è fatta di peccatori, è necessario perciò identificare e definire chiaramente il problema, discernerne le interconnessioni con i problemi culturali più ampi (e, talvolta, più profondi) che vi contribuiscono e comprendere i reali motivi per cui i normali strumenti di cui dispone la Chiesa, per regolare la condotta del clero, non abbiano comunque raggiunto gli obiettivi per i quali sono stati ideati. Sì, un autentico rinnovamento è essenziale; ma nessun rinnovamento di largo respiro potrà mai essere possibile senza che vengano forniti dei concreti meccanismi, sia formativi, sia amministrativi, che funzionino realmente. Questo studio non lascia, in merito, niente di intentato.
Infine, c’è l’ultima domanda della mia lista, alla quale viene risposto in una convincente Appendice, all’interno della quale cinque esperte e stimate professoresse di seminario offrono una serie di raccomandazioni che aiuteranno queste istituzioni a mettersi in guardia dagli abusi sessuali ed a svolgere un lavoro migliore nella formazione dei futuri sacerdoti, sia per abbracciare la castità del celibato, sia per evitare la nascita e lo sviluppo del clericalismo. Nei diversi capitoli di questo poderoso volume, noi scorgiamo una proposta meravigliosamente concreta per una riforma che sia tanto efficace quanto immediata. La dottrina che viene esposta in ognuno di essi risulta essere, tra l’altro, davvero impeccabile. Le note che fanno da corollario al corpo del testo principale, da sole, potrebbero essere raccolte in un volume separato; anche in questo caso, gli scritti qui raccolti rappresenterebbero, nella loro precisa chiarezza, un prezioso strumento di autentico rinnovamento. Non sono soltanto impressionato ma anche grato per ciò che Jane Adolphe insieme all’intero gruppo di autori ed editori – sacerdoti e laici, uomini e donne – ci hanno dato in queste pagine. Il risultato dei loro sforzi deve essere considerato, già di per sé, come uno strumento essenziale per la missione cattolica che ognuno di noi è chiamato a servire.
Jeffrey A. Mirus, Ph.D.
Trinity Communications
CatholicCulture.org
Festa di Ogni Santi
1 novembre 2019
Il libro fornisce uno sguardo accademico ma accessibile sull’emergenza degli abusi sessuali da parte del clero
2 luglio 2020 • DEBORAH GYAPONG • CATHOLIC NEWS SERVICE
Due anni fa, il mondo ha appreso che l’ex cardinale Theodore McCarrick ha affrontato delle accuse veritiere di aver abusato sessualmente di alcuni ragazzi minorenni.
La diocesi di Metuchen e l’arcidiocesi di Newark, nel New Jersey, hanno rivelato che nel 2005 e nel 2007 erano stati presi accordi segreti con alcuni ex seminaristi di cui McCarrick aveva abusato mentre era vescovo in quelle diocesi. In qualche modo, nonostante le rivelazioni secondo cui diverse persone avevano presentato reclami interni su McCarrick già negli anni ‘90, è diventato arcivescovo di Washington e poi cardinale.
La precipitosa caduta di uno dei religiosi più importanti d’America non è stata, tuttavia, un incidente isolato nel 2018. Ha fatto seguito agli scandali di abusi clericali sui seminaristi da parte di sacerdoti e vescovi in Cile e in Honduras. Inoltre, quando è esplosa la bomba McCarrick, un gran giurì della Pennsylvania ha pubblicato il proprio rapporto, catalogando anni di orrendi abusi da parte del clero risalenti a decenni prima in sei diocesi di quello Stato.
Da allora McCarrick è stato sollevato dallo stato clericale. Papa Francesco ha anche commissionato un rapporto per spiegare come un individuo che avesse una tale storia di predazione sessuale possa essere arrivato a tali alti gradi nella Chiesa cattolica. Anche se il rapporto è finito, non si sa se o quando il papa lo renderà pubblico.
Coloro che cercano risposte, tuttavia, non devono attendere il rapporto McCarrick. Un gruppo internazionale di studiosi ed esperti cattolici di una vasta gamma di discipline ha prodotto il proprio documento completo intitolato “La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare”. A cura di Jane F. Adolphe e Ronald J. Rychlak, questo libro dovrebbe essere presente negli scaffali di ogni cancelleria, biblioteca di seminario e canonica.
Nel settembre 2018, per rispondere agli scandali accaduti in Cile, Honduras e Stati Uniti, l’International Center on Law, Life, Faith and Family ha invitato un gruppo di esperti internazionali ad incontrarsi presso l’Ave Maria School of Law di Naples, in Florida, per discutere di cattiva condotta sessuale del clero verso i ragazzi nella Chiesa cattolica. Questo libro è il frutto di quell’incontro.
Il volume è suddiviso in quattro sezioni: la prima parte esamina la cultura della Chiesa attraverso la lente delle scienze sociali; la seconda parte esamina le influenze culturali all’interno e all’esterno della Chiesa che hanno esacerbato il problema degli abusi sessuali da parte del clero; la terza parte assume una prospettiva legale e politica; e la quarta parte fornisce riflessioni pastorali e teologiche per guidare il cammino della Chiesa in avanti.
“La cattiva condotta sessuale del clero” esamina le cause della crisi, sia all’interno che all’esterno della Chiesa cattolica, come – ad esempio – il ruolo che il marxismo culturale ha assunto nel minare l’istituto della famiglia e la morale sessuale; l’impatto dei rapporti Kinsey (ora smascherati) sulla sessualità umana; e le perniciose teorie di Wilhelm Reich, che sostenevano la rivoluzione sessuale degli anni Sessanta.
Allo stesso tempo, sostengono gli autori, i seminari iniziarono col passare, tra le altre cose, da un approccio tradizionale della morale cattolica ad un modello terapeutico e psicologico.
Gli esperti di questo volume sfatano l’idea prevalente che la Chiesa cattolica abbia subìto una crisi di pedofilia, quando in realtà i tassi di pedofilia sono molto più bassi nella Chiesa che nella società in generale e, a differenza della società in generale, la stragrande maggioranza delle vittime di abusi sessuali sono maschi adolescenti e non femmine.
Il libro esplora l’impatto delle mutevoli visioni dell’omosessualità, inclusa la propaganda del cosiddetto gene gay, ed esamina come le interpretazioni moderne della Scrittura abbiano cercato di sostenere che non esiste una base nel Nuovo Testamento per i divieti contro le relazioni omosessuali.
“La cattiva condotta sessuale del clero” rivela una nuova analisi dei dati riguardanti le correlazioni degli abusi sessuali da parte del clero sui maschi con una concentrazione di omosessuali nell’ambito del sacerdozio.
Il Padre sociologo Paul Sullins mostra che dal 2000 sono stati ordinati meno omosessuali, e di conseguenza anche le segnalazioni di abusi sessuali contro i maschi sono diminuite, indicando che l’ondata che ha raggiunto il picco negli anni ‘70 è diminuita e continua a farlo. Ma padre Sullins avverte anche che il livello persistente, seppur basso, di abusi sulle ragazze rimane comunque “inalterato”.
Altri studi e inchieste giornalistiche sugli abusi sessuali da parte del clero hanno spesso accusato del problema sia il clericalismo che la disciplina del celibato. Entrambe le questioni sono oggetto di un’approfondita analisi nel volume.
Forse di maggior interesse per le cancellerie sarà la sezione sulle questioni legali e politiche contenute nel diritto canonico, sulle strutture ecclesiastiche, sulla responsabilità episcopale, sul diritto civile e quello penale in materia di prevenzione degli abusi, di punizione dei colpevoli e di assistenza alle vittime.
Benché completo e ricco di note accademiche, “La cattiva condotta sessuale del clero” offre una lettura avvincente ed accessibile a chiunque si preoccupi di ripulire la piaga degli abusi sessuali da parte del clero dalla Chiesa e di prevenirne la recrudescenza.
L’analisi è spietata e sfaccettata ma allo stesso tempo piena di speranza. L’ultima sezione del libro esamina i modi in cui la Chiesa cattolica può recuperare il suo insegnamento sulla sessualità umana. Guarda alla natura della virilità esemplificata da Gesù Cristo e agli esempi dati dalla vita dei santi sacerdoti. Sostiene, inoltre, il rinnovamento di una morale basata sulla Scrittura che includa la dimensione mariana e la forza dello Spirito Santo per rendere possibile vivere una vita santa, amorevole e casta.***
Gyapong è un giornalista freelance di Ottawa che si è occupato per 15 anni di affari nazionali canadesi per i media cattolici. In precedenza, ha trascorso 17 anni presso la Canadian Broadcasting Corporation, 12 dei quali come creatore televisivo di contenuti giornalistici.
Recensione del Dott. Pravin Thevathasan clero
28 luglio 2020 • PRAVIN THEVATHASAN • CHRISTENDOM AWAKE
Copyright © Dr Pravin Thevathasan 2020
Nel settembre 2018, un gruppo di esperti internazionali si è riunito presso la Ave Maria Law School per rispondere allo scandalo degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica. Questo libro è il risultato di quell’incontro. Nell’ultimo decennio ho letto diversi libri sull’argomento, spesso scritti da cattolici scontenti o liberali che detestano la Chiesa e che sfruttano questo problema molto reale per portare avanti i propri programmi. Ciò di cui sentivo la necessità era un’analisi approfondita finalizzata ad avverare un autentico rinnovamento cattolico. Credo che questo sia il libro che serviva.
Ci sono quattro parti in questo libro. La prima guarda ai dati sugli abusi sessuali da parte del clero. La seconda cerca di esaminare i problemi nella società in senso più ampio che hanno contribuito a questo. La terza guarda agli aspetti giuridici e la quarta, molto importante, identifica la soluzione cattolica verso un autentico rinnovamento.
Ero particolarmente interessato a come Alfred Kinsey e Wilhelm Reich cercassero di minare la moralità sessuale tradizionale riscuotendo un enorme successo.
Entrambi risultano essere stati loro stessi deviati sessuali. In effetti, molti degli “esperti” risultavano avere una loro agenda politica molto personale. Di grande interesse è anche la parte sugli effetti del marxismo culturale nella Chiesa, nelle università e in altre istituzioni. Questo movimento ha cercato di sradicare la morale sessuale tradizionale, soprattutto promuovendo l’attività sessuale tra i giovani.
Alcuni dei risultati rilevati sono ben noti ma vale la pena ribadirli pienamente: i tassi di pedofilia nella Chiesa sono molto più bassi che nella società in generale. Tuttavia, la maggior parte delle vittime nella Chiesa sono maschi adolescenti mentre nella società sono giovani femmine.
Nel mio opuscolo CTS sull’argomento, ora tristemente datato, suggerivo che l’omosessualità fosse almeno una parte del problema. Per aver detto questo, sono stato criticato dai media cattolici liberali. Mi interessavano, quindi, particolarmente i capitoli sull’omosessualità di Paul Sullins. Sembrerebbe che nell’ultimo decennio, i seminaristi abbiano maggiori probabilità di essere ortodossi nel credo e meno probabilità di essere omosessuali. Di conseguenza, ci sono meno segnalazioni recenti di abusi sessuali sui giovani maschi all’interno della Chiesa. La sua conclusione appare semplice: sia i preti cattolici omosessuali che l’ondata di abusi omosessuali sono andati e venuti, in ondate gemelle che hanno raggiunto il culmine 30 anni fa e che ora si sono ritirate e quasi annullate. Possiamo solo sperare che abbia ragione: alcuni ottimi giovani cattolici mi hanno recentemente raccontato delle loro esperienze negative in un noto seminario non troppo lontano dalla Gran Bretagna. Meno drammatico ma più duraturo è l’abuso sessuale delle donne, che nello stesso periodo di tempo ha avuto luogo a un ritmo relativamente costante che persiste immutato fino ai giorni nostri.
Si nota anche altrove nel libro che gli uomini gay hanno maggiori probabilità di essere stati molestati sessualmente da giovani e di aver subito altre forme di disgregazione familiare. È più probabile che coloro che abusano dei bambini siano stati essi stessi abusati da bambini. Gli uomini gay vedono queste esperienze come meno dannose rispetto agli uomini eterosessuali. Potrebbero non rendersi pienamente conto del danno causato.
Il libro si conclude con una discussione su come la Chiesa può riprendersi da questa tragedia. Abbiamo bisogno di sacerdoti virili che incarnino la persona di Gesù Cristo. Li abbiamo incontrati, tanti, e ringraziamo Dio per questo. Verso la fine del mio opuscolo, ho posto la domanda: come possiamo andare in paradiso senza sacerdoti? Mascolinità e tenerezza possono e devono andare insieme. Ho notato che i sacerdoti con una forte devozione alla Madonna sono particolarmente bravi nel confessionale. Vediamo questa combinazione di mascolinità e tenerezza nei santi (San Francesco di Sales, per esempio). Occorre anche una formazione ortodossa nei seminari. Tanta parte della teologia degli anni Settanta si è rivelata un inutile psico-balbettio. Gli autori chiedono anche un ritorno a una morale cattolica che sia solidamente scritturale.
In sintesi, questo è di gran lunga il miglior libro sull’argomento.
Recensione di Michael McAuley
Novembre 2020 • MICHAEL MCAULEY • THE QUADRANT
“La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare” di Adolphe e Rychlak è un lavoro molto controverso, soprattutto per coloro che considerano fuori discussione il Rapporto della McClellan Royal Commission sui Risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori. La prospettiva che sostiene la Royal Commission è una prospettiva indifferente, se non ostile, al credo religioso.
Adolphe e Rychlak portano equilibrio nel dibattito sugli abusi sessuali del clero fornendo un’altra prospettiva; una prospettiva che mancava nel rapporto finale della Royal Commission. La cattiva condotta sessuale del clero fornisce una prospettiva che sarà approvata da una varietà di altri gruppi religiosi, così come da altre associazioni di volontariato.
Jane Adolphe, Professore di Diritto dell’Università Ave Maria, e Professore a contratto di Legge presso l’Università di Notre Dame a Sydney, riferendosi all’assoluzione del Cardinale Pell presso l’Alta Corte, commenta le sfide debilitanti affrontate dalla maggior parte dei seminaristi, sacerdoti e vescovi il cui impegno per i loro voti sacerdotali rimane il fondamento della loro spiritualità, ma che si ritrovano denigrati a causa delle malefatte dei loro colleghi.
Per i fedeli cattolici, La cattiva condotta sessuale del clero è una lettura inquietante, che suggerisce che sia i seminari, sia le case di formazione per religiosi, negli ultimi sessant’anni, sono stati, a volte, seriamente corrotti – e che alcuni uomini sono stati ordinati, e/o ammessi alla vita religiosa, anche se non ne avrebbero avuto diritto. Jane Adolphe, fa riferimento a Papa Francesco, commentando “cricche” e “lobby”, anche all’interno della Curia romana, che agiscono per corrompere la Chiesa. La violenza sessuale e l’insabbiamento all’interno della Chiesa sono illustrati nel caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington. McCarrick è stato ordinato sacerdote nel 1958, nominato vescovo ausiliare di New York nel 1977, vescovo di Metuchen nel 1981, arcivescovo di Newark nel 1986, arcivescovo di Washington nel 2000 e cardinale nel 2001. McCarrick ha co-fondato la Papal Foundation che gli ha dato accesso a grandi quantità di denaro e gli ha fornito un profilo internazionale. Amichevole, caloroso, socievole, carismatico, McCarrick esercitò enormi influenza e potere. McCarrick ha una lunga storia di condotta sessuale predatoria, che coinvolge non solo minori, ma anche seminaristi. Ci sono state lamentele credibili molto prima della laicizzazione di McCarrick. È ben plausibile l’argomentazione secondo cui preti e vescovi hanno coperto gli atti criminali di McCarrick (che è stato sollevato dallo stato clericale nel 2019).
I cattolici hanno sempre capito che la Chiesa è una Chiesa di peccatori. Ad eccezione di Giovanni (che è rimasto con le donne ai piedi della Croce), Pietro e gli Apostoli se la dettero a gambe durante la Crocifissione. Giuda, ovviamente, tradì Gesù. The Power and the Glory (1940) di Grahame Greene è la storia di un prete alcolizzato ed infedele al proprio voto di celibato, nello Stato messicano di Tabasco durante la persecuzione degli anni ‘30. Il “prete del whisky”, nonostante i propri fallimenti, rimane fedele al sacerdozio, celebrando la messa e amministrando i sacramenti. Il regno di Cristo, sua potenza e sua gloria (parole tratte dalla Messa), è un regno di peccatori.
Il clericalismo spiega molto bene l’ascesa di McCarrick ai livelli più alti della gerarchia ecclesiastica, anche se le accuse e i sospetti che lo riguardavano erano apparentemente noti a (o almeno sospettati da) persone di alto rango nella Chiesa da molto tempo prima. Nonostante ciò che sapevano o sospettavano, queste persone hanno chiuso un occhio, permettendo all’ascesa di McCarrick di continuare. Questo è stato il clericalismo a lavoro. McCarrick era una parte ben collegata nel sistema.
Papa Francesco denuncia con forza questo genere di clericalismo. Shaw sostiene che l’errore fondamentale del clericalismo sia supporre che lo stato clericale stabilisca lo standard di eccellenza, la norma, per tutti. Ma è la vocazione personale che stabilisce lo standard e la norma della fedeltà alla volontà di Dio per ciascuno di noi. Per alcuni ciò implica il sacerdozio; per altri è una chiamata alla vita di un laico che vive secondo il Vangelo in mezzo al mondo. Ascoltare e dare ascolto alla chiamata di Dio è ciò che conta.
“La cattiva condotta sessuale del clero” è un simposio di una ventina di studiosi cattolici, più della metà dei quali sono donne, la maggior parte delle quali lavora nelle università cattoliche americane, nei seminari e in altri enti cattolici. Analizza alcuni comportamenti scorretti di sacerdoti e religiosi cattolici nei confronti di ragazzi, adolescenti maschi, seminaristi e candidati alla vita religiosa. Il suo focus è sugli Stati Uniti, ma gran parte dell’argomento potrebbe benissimo applicarsi all’Australia. La cattiva condotta sessuale del clero si occupa di tutto in prospettive sociologica, culturale, legale e teologica. Tutti gli autori hanno un approccio cattolico – il che significa che vedono la sessualità umana come un bene, come un dono di Dio, da esercitare nel mutuo dono di sé da parte di un uomo e una donna nel matrimonio per il bene reciproco e per amore dei loro figli; e il celibato nel sacerdozio e nella vita religiosa, anch’esso come un bene, pur impegnativo, da adottare come stile di vita per chi è in grado, come dono di sé per Cristo e la sua Chiesa. Data l’erudizione e la profondità di questo libro (esemplificata dalle note a piè di pagina, che si estendono per quasi ottanta pagine) seleziono qui la discussione che trovo più interessante.
La Royal Commission sulle Risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori afferma che l’abuso sessuale non è correlato all’orientamento sessuale, pur osservando che la maggior parte delle vittime sono ragazzi o adolescenti e che la maggior parte degli abusanti è composta da maschi adulti. Al contrario, un certo numero di studiosi (tra cui D. Paul Sullins della Catholic University of America e Judith A. Reisman, Professore alla School of Behavioral Science, Liberty University, in Virginia), che contribuiscono a questo volume, hanno una visione diversa. In definitiva, si tratta di una questione empirica che deve essere determinata in base alle prove. I capitoli da 1 a 5 del libro (che hanno una prospettiva sociologica) dovrebbero essere letti insieme al rapporto finale della Royal Commission. Per molti aspetti, la Royal Commission e la “Cattiva Condotta Sessuale del clero” forniscono punti di vista contrastanti, tali che la comprensione può essere migliorata soltanto leggendo entrambi.
Tuttavia, sia la Royal Commission che i vari autori del libro concordano sul fatto che i processi di selezione e formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa debbano essere migliorati. Occorre rivedere anche la formazione, il sostegno e la vigilanza dei sacerdoti e dei religiosi. Ci sono molti aspetti del rapporto finale della Royal Commission verso cui gli autori di questo volume non hanno mostrato grandi riserve.
I sacerdoti e i religiosi cattolici americani sono stati influenzati dalla cultura in cui sono cresciuti; una cultura che ha prospettive profondamente contrastanti con la visione cattolica del mondo, una cultura in cui la dipendenza sessuale è comune. I cristiani, sacerdoti compresi, sono destinatari passivi di questa cultura profondamente anticristiana. Piotr Mazurkiewicz, professore dell’Università Cardinal Wyszynski di Varsavia, sostiene che le radici degli abusi sessuali del clero sono radicate nella rivoluzione sessuale degli anni ‘60. I fattori extra ecclesiali negli abusi sessuali del clero includono gli scritti di Karl Marx, William Reich, Alfred Kinsey, Herbert Marcuse, così come alcuni sviluppi tecnologici. Si potrebbe anche aggiungere Hugh Hefner della rivista Playboy, e, a tutti gli effetti, la pornografia, che è disponibile gratuitamente in quasi tutte le edicole e su Internet.
I fattori intra-ecclesiali, ossia le radici della cattiva condotta sessuale del clero, includono l’adozione di strumenti terapeutici che si sono moltiplicati in una cultura terapeutica. Il peccato, anzi il delitto, non è più visto come peccato, non più come delitto, ma come malattia. Ad esempio, nella diocesi di Ballarat il vescovo Mulkearns ha mandato gli adescatori a “trattarsi” quando avrebbe dovuto avviare un processo canonico contro di loro e, nel frattempo, rimuoverli dal ministero. Susan Mulheron, Cancelliere per gli Affari Canonici presso l’Arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis, commenta che il sacerdote accusato, se non avesse negato fermamente l’accusa, avrebbe tipicamente espresso rimorso per il peccato sessuale e promesso di non farlo più. Il vescovo, di solito, mandava via il sacerdote per cure psicologiche e lo ri-accoglieva con un rapporto dal centro di cura attestante che il sacerdote era in grado di tornare al proprio ministero senza problemi. Quando ciò poteva avvenire al riparo dalla pubblica divulgazione, si riteneva che ciò fosse per il bene di evitare lo scandalo e il danno alla reputazione tanto del sacerdote quanto della Chiesa.
Altri fattori intra-ecclesiali includono la cultura del silenzio che proteggeva gli adescatori dalle sanzioni penali. La preoccupazione per un prete che ha commesso un peccato grave è una cosa, ma proteggere (o anche nascondere) un uomo depravato soltanto perché è un prete è completamente diverso. Un altro fattore intra-ecclesiale è l’errata cultura eucaristica in cui i sacerdoti, pur commettendo sistematicamente gravi peccati sessuali, celebrano quotidianamente la Santa Messa e ricevono la Santa Comunione. Infine, un fattore intra-ecclesiale nella crisi degli abusi sessuali è la perdita di fede da parte di alcuni sacerdoti, che spesso comporta una negazione del peccato e una profonda opposizione all’autorità della Chiesa. Qual è stato il ruolo del diritto della Chiesa, ossia del diritto canonico, per quanto riguarda gli abusi sessuali del clero? Perché il vescovo Mulkearns, di Ballarat, non ha agito contro i sacerdoti che abusavano dei bambini? Il cardinale Raymond Burke, forse il principale avvocato canonista della Chiesa, ha commentato che spesso si afferma che lo scandalo è stato causato dall’assenza di un’adeguata procedura legale per affrontare la cattiva condotta sessuale del clero. La verità è che la Chiesa si è occupata di tali crimini in passato e aveva in atto un processo attraverso il quale indagare sulle accuse, nel pieno rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte, inclusa la protezione delle presunte vittime durante il periodo delle indagini, prendere una giusta decisione sulla loro veridicità e applicare la sanzione più appropriata. La legge in vigore semplicemente non è stata rispettata.
La Royal Commission ha commentato l’incapacità della Chiesa cattolica in Australia ad impegnarsi con il diritto canonico prima del Melbourne Response (1996) e del Towards Healing (1997). Ciò che la Royal Commission ha definito la “riluttanza dei leader della Chiesa cattolica ad impegnarsi in processi disciplinari canonici” può essere attribuito all’antinomia e al disprezzo per l’autorità che prevalse nella Chiesa durante gli anni ‘60, ‘70, ‘80 ed anche oltre. I mezzi per affrontare i predatori sessuali tra il clero erano disponibili nei libri VI e VII del Codice di diritto canonico. Susan Mulheron sostiene che le norme non sono state applicate perché i vescovi (o i loro canonisti, del resto) non le hanno comprese abbastanza bene da impiegarle, oppure che i vescovi hanno rifiutato apertamente l’uso di misure penali intendendole come incompatibili con l’approccio pastorale del Chiesa.
Il diritto canonico deriva da una comprensione teologica della Chiesa e del sacerdozio. La Royal commission, manchevole di una comprensione teologica (anzi, dimostrando ignoranza teologica) fa una serie di proposte in contrasto con la tradizione cattolica che risale sino agli Apostoli.
Russell Shaw sostiene che il clericalismo non è la causa dell’abuso sessuale da parte dei preti, né l’abuso sessuale da parte dei preti è la causa del clericalismo. Ma il clericalismo fornisce sia un ambiente congeniale per gli abusi da parte del clero, sia una motivazione perché vengano coperti dalle autorità ecclesiastiche. Il clericalismo è pervasivo dove vescovi e sacerdoti sono considerati l’elemento attivo e dominante nella Chiesa, lasciando ai non ordinati solo il compito di pregare e pagare. Il clericalismo è la sensazione che l’essere sacerdote dia diritto al rispetto specialmente da parte dei laici: rispetto non solo per l’ufficio, ma per la persona del sacerdote e per tutte le sue decisioni e azioni. È la convinzione che, a causa dell’ordinazione, dell’educazione e dei sacrifici di un sacerdote, egli meriti una deferenza speciale, persino l’obbedienza. È accompagnato dalla sensazione che, poiché i sacerdoti hanno uno status così elevato e hanno rinunciato al coniuge, alla famiglia e alla carriera, meritano di essere compensati con cose belle: belle residenze, automobili, vacanze e cene in ristoranti raffinati. I laici possono essere colpevoli di alimentare il clericalismo, specialmente quello dei vescovi. I laici possono adulare i loro sacerdoti e vescovi e coccolarli. Questo ha spesso lo scopo di mostrare gratitudine, amore e rispetto, ma può anche servire a mettere i chierici al di là delle critiche. I seminaristi devono essere avvertiti della tendenza dei laici ad “adorare gli eroi” del clero, affinché le speciali attenzione e deferenza che ricevono non li rendano orgogliosi.
Tale clericalismo è incoerente con l’insegnamento della Chiesa, così come illustrato dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, dal Decreto sull’apostolato dei laici, Apostolicam Actuositatem, dall’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, Christifideles Laici, così come dal Codice di diritto canonico del 1983 che riflette tale insegnamento. Il canone 208 prevede:
“Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all’edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i cómpiti propri di ciascuno.”.
Qual è la prospettiva teologica che sta alla base della cattiva condotta sessuale del clero? L’argomentazione degli studiosi che hanno contribuito a questo lavoro è molto coerente con il pezzo di Benedetto XVI su The Catholic Priesthood pubblicato nel 2019. Benedetto XVI, nonostante l’avanzare dell’età, non ha perso nulla della sua acutezza. Benedetto sostiene che il sacerdozio implica il diventare un tutt’uno con Gesù Cristo e di rinunciare a tutto ciò che appartiene solo a se stessi. Il fatto che Gesù si dia per sempre come pasto durante l’Ultima Cena significa l’anticipazione della sua morte e risurrezione. Questo trasforma un atto di crudeltà in un atto di amore e di donazione. Nella celebrazione dell’Eucaristia, la Chiesa e l’umanità sono incessantemente attratte e coinvolte in questo processo. La vocazione del sacerdote è quella dell’abbandono di sé. Ciò richiede esclusività nei confronti di Dio. Il sacerdote deve essere continuamente purificato e vinto da Cristo, perché Cristo sia colui che parla e agisce nel sacerdote. L’esercizio del ministero sacerdotale deve misurarsi sul modello di Cristo, che per amore si è fatto il più piccolo e il servo di tutti. La vocazione sacerdotale non è facile.
Tuttavia, la Chiesa ha sempre compreso che la presenza di Cristo nel sacerdote non va vista come se quest’ultimo sia preservato da ogni debolezza umana, dallo spirito di dominio, dall’errore o persino dal peccato. Mentre l’azione dello Spirito Santo si estende ai sacramenti, in modo che il peccato del sacerdote non possa impedire il frutto della grazia, in molti altri atti il sacerdote lascia tracce umane non sempre fedeli al Vangelo.
Sebbene “La cattiva condotta sessuale del clero” sia principalmente incentrata sul contesto degli Stati Uniti, la dottoressa Jane Adolphe si confronta con la Royal Commission. Jane Adolphe considera l’analisi del clericalismo della Royal Commission come un cavallo di Troia utilizzato per attaccare la Chiesa, o meglio, come un veicolo utilizzato dalla Royal Commission per attaccare la libertà religiosa. Jane Adolphe fa riferimento all’analisi imperfetta del “clericalismo” da parte della Royal Commission per giustificare una critica, al di là delle sue competenze, di alcuni concetti teologici. Adolphe commenta che la gerarchia della Chiesa cattolica ha ceduto a pressioni organizzative simili a quelle delle organizzazioni secolari, ossia non peculiari della Chiesa cattolica. Adolphe sostiene inoltre che la Royal Commission presuppone che la Chiesa sia equivalente a un’organizzazione internazionale non governativa. I cattolici, naturalmente, credono che la Chiesa sia stata fondata da Gesù Cristo dotandola di una costituzione particolare. La Chiesa ha aspetti sia divini che umani, cosa che i Commissari non comprendono. Adolphe sottolinea che la Royal Commission ha formulato ipotesi che hanno un impatto sulla ricerca che ha condotto, sulla base di quella che, dal punto di vista della Chiesa, è una comprensione errata. Sebbene la Royal Commission abbia formulato conclusioni e raccomandazioni, alcune delle quali utili, tali scoperte e raccomandazioni sono limitate dai suoi peculiari presupposti filosofici e teologici. Nell’appendice al volume su “La cattiva condotta sessuale del clero”, cinque studiose cattoliche – che insegnano a giovani aspiranti al sacerdozio – commentano che ci sono stati casi in cui la cultura di alcuni seminari ha portato alla tolleranza o, addirittura, all’agevolazione dell’attività sessuale e all’abuso o alla molestia sessuale dei seminaristi. Ora sappiamo che coloro che hanno tentato di denunciare tale corruzione sono stati spesso ignorati e talvolta respinti. Una tale cultura non solo vìola la castità, ma crea anche un pericoloso clima di segretezza e indulgenza sessuale che può portare ad abusi sessuali sui minori da parte di alcuni e a continue e cattive condotte sessuali con adulti da parte di altri. La Chiesa non può riprendersi da questa crisi senza assicurare sia un’adeguata selezione dei candidati prima dell’ammissione al seminario, sia una rigorosa formazione sulle abitudini necessarie a raggiungere la virtù sacerdotale.
“La cattiva condotta sessuale del clero” è un’opera magistrale, che fornisce un equilibrio tanto necessario ad alcune delle affermazioni della McClellan Royal Commission. Tali questioni sono troppo importanti perché non ci sia un vero dialogo, un vero dibattito, su aspetti contestabili. La Chiesa riformerà i seminari, il sacerdozio e gli ordini religiosi, secondo le fonti della fede cristiana, una riforma dalla quale non si può tornare indietro.
Michael McAuley è un avvocato di Sydney.
Approfondimenti utili sull’emergenza degli abusi sessuali • Recensione di Michael McAuley
19 ottobre 2020 • MICHAEL MCAULEY • MERCATORNET
Le conclusioni della Royal Commission australiana sulle Risposte istituzionali agli abusi sessuali sui minori sono raramente messe in discussione. Ma la prospettiva che ha sostenuto il lavoro della Royal Commission è indifferente, se non ostile, al credo religioso.
Jane Adolphe e Ronald J. Rychlak aiutano a rimediare a questa carenza nello splendido studio che hanno curato, La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare.
Questo imponente libro contiene i documenti scaturiti da un simposio fra una ventina di studiosi cattolici, più della metà dei quali sono donne. La maggior parte di loro lavora nelle università e nei seminari cattolici americani. Vengono affrontati i comportamenti scorretti di sacerdoti e religiosi nei confronti di ragazzi, adolescenti maschi, seminaristi e candidati alla vita religiosa dal punto di vista sociologico, culturale, giuridico e teologico. Il focus prescelto è il contesto degli Stati Uniti, ma i contenuti del libro possono anche estendersi al contesto australiano.
Per i fedeli cattolici, La cattiva condotta sessuale del clero sarà una lettura inquietante. Riconosce che negli ultimi 60 anni i seminari e le case di formazione per religiosi sono stati talvolta gravemente corrotti. Uomini inadatti sono stati ordinati o ammessi alla vita religiosa.
Tuttavia, i cattolici hanno sempre saputo che la loro Chiesa è una chiesa di peccatori. Ad eccezione dell’apostolo Giovanni, che rimase ai piedi della Croce, Pietro e gli altri Apostoli se la diedero a gambe. Giuda ha tradito Gesù.
Data l’erudizione e la profondità di questo libro (esemplificata dalle note a piè di pagina, che arrivano a quasi 80 pagine) ho selezionato le discussioni che ho trovato più interessanti.
Formazione per i sacerdoti
Sia la Royal Commission che gli autori di questo volume concordano sul fatto che i processi di selezione e formazione dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa devono essere migliorati. Anche la formazione, il sostegno e la vigilanza dei sacerdoti e dei religiosi devono essere riformati. Ci sono molti aspetti del rapporto finale della Royal Commission verso cui gli autori di questo volume non hanno mostrato grandi riserve. La Chiesa non può riprendersi da questa crisi senza assicurare un’adeguata selezione dei candidati e una formazione rigorosa nelle abitudini necessarie per raggiungere la virtù sacerdotale.
I sacerdoti e i religiosi cattolici americani sono stati influenzati dalla cultura in cui sono cresciuti; una cultura che ha prospettive profondamente contrastanti con la visione cattolica del mondo, una cultura in cui la dipendenza sessuale è comune. I cristiani, sacerdoti compresi, sono destinatari passivi di questa cultura profondamente anticristiana. Piotr Mazurkiewicz, professore dell’Università Cardinal Wyszynski di Varsavia, sostiene che le radici degli abusi sessuali del clero sono radicate nella rivoluzione sessuale degli anni ‘60. I fattori extra ecclesiali negli abusi sessuali del clero includono gli scritti di Karl Marx, William Reich, Alfred Kinsey, Herbert Marcuse, così come alcuni sviluppi tecnologici. Si potrebbe anche aggiungere Hugh Hefner della rivista Playboy, e, a tutti gli effetti, la diffusa pornografia.
Le radici della cattiva condotta sessuale del clero, includono l’adozione di strumenti terapeutici che si sono moltiplicati in una cultura terapeutica. Il peccato, anzi il delitto, non è più visto come peccato, non più come delitto, ma come malattia. Ad esempio, nella diocesi di Ballarat (nello Stato di Victoria) il defunto vescovo Ronald Mulkearns ha mandato gli adescatori a “trattarsi” quando avrebbe dovuto avviare un processo canonico contro di loro e, nel frattempo, rimuoverli dal ministero. Susan Mulheron, Cancelliere per gli Affari Canonici presso l’Arcidiocesi di Saint Paul e Minneapolis, commenta che il sacerdote accusato, se non avesse negato fermamente l’accusa, avrebbe tipicamente espresso rimorso per il peccato sessuale e promesso di non farlo più. Il vescovo, di solito, mandava via il sacerdote per cure psicologiche e lo ri-accoglieva con un rapporto dal centro di cura attestante che il sacerdote era in grado di tornare al proprio ministero senza problemi. Quando ciò poteva avvenire al riparo dalla pubblica divulgazione, si riteneva che ciò fosse per il bene di evitare lo scandalo e il danno alla reputazione tanto del sacerdote quanto della Chiesa.
Nell’appendice al volume su “La cattiva condotta sessuale del clero”, cinque studiose cattoliche – che insegnano a giovani aspiranti al sacerdozio – commentano che ci sono stati casi in cui la cultura di alcuni seminari ha portato alla tolleranza o, addirittura, all’agevolazione dell’attività sessuale e all’abuso o alla molestia sessuale dei seminaristi. Ora sappiamo che coloro che hanno tentato di denunciare tale corruzione sono stati spesso ignorati e talvolta respinti. Una tale cultura non solo vìola la castità, ma crea anche un pericoloso clima di segretezza e indulgenza sessuale che può portare ad abusi sessuali sui minori da parte di alcuni e a continue e cattive condotte sessuali con adulti da parte di altri.
Anche altri fattori entrano in gioco; essi includono la cultura del silenzio che proteggeva gli adescatori dalle sanzioni penali. La preoccupazione per un prete che ha commesso un peccato grave è una cosa, ma proteggere (o anche nascondere) un uomo depravato soltanto perché è un prete è completamente diverso. Un altro fattore è l’errata cultura eucaristica in cui i sacerdoti, pur commettendo sistematicamente gravi peccati sessuali, celebrano quotidianamente la Santa Messa e ricevono la Santa Comunione. Infine, esiste la perdita di fede da parte di alcuni sacerdoti, che spesso comporta una negazione del peccato e una profonda opposizione all’autorità della Chiesa.
Il ruolo del Diritto canonico
Qual è stato il ruolo del diritto della Chiesa, ossia del diritto canonico, per quanto riguarda gli abusi sessuali del clero? Perché il vescovo Mulkearns, di Ballarat, non ha agito contro i sacerdoti che abusavano dei bambini? Il cardinale Raymond Burke, forse il principale avvocato canonista della Chiesa, ha commentato che spesso si afferma che lo scandalo è stato causato dall’assenza di un’adeguata procedura legale per affrontare la cattiva condotta sessuale del clero. La verità è che la Chiesa si è occupata di tali crimini in passato e aveva in atto un processo attraverso il quale indagare sulle accuse, nel pieno rispetto dei diritti di tutte le parti coinvolte, inclusa la protezione delle presunte vittime durante il periodo delle indagini, prendere una giusta decisione sulla loro veridicità e applicare la sanzione più appropriata. La legge in vigore semplicemente non è stata rispettata.
La Royal Commission ha commentato l’incapacità della Chiesa cattolica in Australia ad impegnarsi con il diritto canonico prima del Melbourne Response (1996) e del Towards Healing (1997). Ciò che la Royal Commission ha definito la “riluttanza dei leader della Chiesa cattolica ad impegnarsi in processi disciplinari canonici” può essere attribuito all’antinomia e al disprezzo per l’autorità che prevalse nella Chiesa durante gli anni ‘60, ‘70, ‘80 ed anche oltre. I mezzi per affrontare i predatori sessuali tra il clero erano disponibili nei libri VI e VII del Codice di diritto canonico. Susan Mulheron sostiene che le norme non sono state applicate perché i vescovi (o i loro canonisti, del resto) non le hanno comprese abbastanza bene da impiegarle, oppure che i vescovi hanno rifiutato apertamente l’uso di misure penali intendendole come incompatibili con l’approccio pastorale del Chiesa.
Clericalismo
Un altro autore, Russell Shaw, sostiene che il clericalismo non è la causa dell’abuso sessuale da parte dei preti, né l’abuso sessuale da parte dei preti è la causa del clericalismo. Ma il clericalismo fornisce sia un ambiente congeniale per gli abusi da parte del clero, sia una motivazione perché vengano coperti dalle autorità ecclesiastiche. Il clericalismo è pervasivo dove vescovi e sacerdoti sono considerati l’elemento attivo e dominante nella Chiesa, lasciando ai non ordinati solo il compito di pregare e pagare. Il clericalismo è la sensazione che l’essere sacerdote dia diritto al rispetto specialmente da parte dei laici: rispetto non solo per l’ufficio, ma per la persona del sacerdote e per tutte le sue decisioni e azioni. È la convinzione che, a causa dell’ordinazione, dell’educazione e dei sacrifici di un sacerdote, egli meriti una deferenza speciale, persino l’obbedienza. È accompagnato dalla sensazione che, poiché i sacerdoti hanno uno status così elevato e hanno rinunciato al coniuge, alla famiglia e alla carriera, meritano di essere compensati con cose belle: belle residenze, automobili, vacanze e cene in ristoranti raffinati. I laici possono essere colpevoli di alimentare il clericalismo, specialmente quello dei vescovi. I laici possono adulare i loro sacerdoti e vescovi e coccolarli. Questo ha spesso lo scopo di mostrare gratitudine, amore e rispetto, ma può anche servire a mettere i chierici al di là delle critiche. I seminaristi devono essere avvertiti della tendenza dei laici ad “adorare gli eroi” del clero, affinché le speciali attenzione e deferenza che ricevono non li rendano orgogliosi.
Tale clericalismo è incoerente con l’insegnamento della Chiesa, così come illustrato dalla Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, dal Decreto sull’apostolato dei laici, Apostolicam Actuositatem, dall’esortazione apostolica di Giovanni Paolo II sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo, Christifideles Laici, così come dal Codice di diritto canonico del 1983 che riflette tale insegnamento. Il canone 208 prevede:
“Fra tutti i fedeli, in forza della loro rigenerazione in Cristo, sussiste una vera uguaglianza nella dignità e nell’agire, e per tale uguaglianza tutti cooperano all’edificazione del Corpo di Cristo, secondo la condizione e i cómpiti propri di ciascuno.”.
Il caso dell’ex cardinale Theodore McCarrick, arcivescovo emerito di Washington, esemplifica bene il male che il clericalismo può generare. McCarrick è stato ordinato sacerdote nel 1958, nominato vescovo ausiliare di New York nel 1977, vescovo di Metuchen nel 1981, arcivescovo di Newark nel 1986, arcivescovo di Washington nel 2000 e cardinale nel 2001. McCarrick ha co-fondato la Papal Foundation che gli ha dato accesso a grandi quantità di denaro e gli ha fornito un profilo internazionale. Amichevole, caloroso, socievole, carismatico, McCarrick esercitò enormi influenza e potere.
McCarrick ha una lunga storia di condotta sessuale predatoria, che coinvolge non solo minori, ma anche seminaristi. Ci sono state lamentele credibili molto prima della laicizzazione di McCarrick, avvenuta nel 2019, ma furono ignorate. Alcuni membri dell’alta gerarchia ecclesiastica sospettavano di McCarrick già da tempo ma fecero finta di niente, spianando così la strada della sua ascesa. Questo ha rappresentato l’aspetto peggiore del clericalismo.
Una prospettiva teologica
Qual è la prospettiva teologica che sta alla base della cattiva condotta sessuale del clero? L’argomentazione degli studiosi che hanno contribuito a questo lavoro è molto coerente con il pezzo di Benedetto XVI su The Catholic Priesthood pubblicato nel 2019. Benedetto XVI, nonostante l’avanzare dell’età, non ha perso nulla della sua acutezza. Benedetto sostiene che il sacerdozio implica il diventare un tutt’uno con Gesù Cristo e di rinunciare a tutto ciò che appartiene solo a se stessi. Il fatto che Gesù si dia per sempre come pasto durante l’Ultima Cena significa l’anticipazione della sua morte e risurrezione. Questo trasforma un atto di crudeltà in un atto di amore e di donazione. Nella celebrazione dell’Eucaristia, la Chiesa e l’umanità sono incessantemente attratte e coinvolte in questo processo. La vocazione del sacerdote è quella dell’abbandono di sé. Ciò richiede esclusività nei confronti di Dio. Il sacerdote deve essere continuamente purificato e vinto da Cristo, perché Cristo sia colui che parla e agisce nel sacerdote. L’esercizio del ministero sacerdotale deve misurarsi sul modello di Cristo, che per amore si è fatto il più piccolo e il servo di tutti. La vocazione sacerdotale non è facile.
Tuttavia, la Chiesa ha sempre compreso che la presenza di Cristo nel sacerdote non va vista come se quest’ultimo sia preservato da ogni debolezza umana, dallo spirito di dominio, dall’errore o persino dal peccato. Mentre l’azione dello Spirito Santo si estende ai sacramenti, in modo che il peccato del sacerdote non possa impedire il frutto della grazia, in molti altri atti il sacerdote lascia tracce umane non sempre fedeli al Vangelo. La vocazione sacerdotale non è una cosa semplice.
“La cattiva condotta sessuale del clero” è un’opera magistrale, che fornisce un equilibrio tanto necessario ad alcune delle affermazioni della McClellan Royal Commission. Tali questioni sono troppo importanti perché non ci sia un vero dialogo, un vero dibattito, su aspetti contestabili.
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Michael McAuley è un avvocato di Sydney, in Australia
Cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare • Recensione di Anne Barbeau Gardiner
Novembre 2021 • ANNE BARBEAU GARDINER • NEW OXFORD REVIEW
“La cattiva condotta sessuale del clero” affronta onestamente le cause della crisi omosessuale dei preti cattolici che abusano principalmente di ragazzi di età compresa tra 13 e 17 anni. Questa raccolta comprende 18 saggi di dozzine di autori, oltre a 80 pagine di note accademiche.
Il primo saggio, di Judith Reisman, Mary McAlister e Alisa Jordheim, rileva il fallimento dei John Jay Reports (2004, 2011) nell’affrontare francamente la crisi degli abusi da parte dei preti omosessuali che prendono di mira i ragazzi adolescenti. Gli autori identificano la causa principale nel libro di Alfred Kinsey Sexual Behaviour in the Human Male (1948), finanziato dalla Rockefeller Foundation. Le idee fraudolente di Kinsey hanno affascinato le nostre istituzioni d’élite e hanno contribuito a lanciare la rivoluzione sessuale. Ha descritto l’attività omosessuale come comune e ha registrato gli stupri di oltre 2.000 neonati e ragazzi per dimostrare che i bambini beneficiavano del sesso con gli adulti. La “scienza” di Kinsey è stata usata per promuovere l’educazione sessuale, la pornografia e la sodomia, e il suo pensiero si è infiltrato persino nei seminari e nelle università cattoliche.
Altre cause della crisi omosessuale-sacerdote le offre mons. Piotr Mazurkiewicz, che indica “l’amore libero”, l’aborto, la pornografia e i gay pride nella Russia rivoluzionaria dal 1917 al 1926. Poi, nel 1945, il libro di William Reich The Sex Revolution fu tradotto in inglese, dando sostegno all’educazione sessuale, all’aborto, alla sodomia, e al divorzio facile. Fu seguito da Kinsey, dalle femministe radicali, e da John Money, inventore della “teoria gender”. Nel 1968, quando i 19 sacerdoti che si ribellarono all’Humanae Vitae rimasero impuniti, la rivoluzione sessuale cominciò a infestare i seminari. La Chiesa ha presto abbracciato la cultura terapeutica della psicologia: i vescovi hanno inviato i preti che avevano commesso abusi sessuali dai terapeuti e le linee guida pastorali hanno minimizzato il loro peccato. Ronald Rychlak osserva che la Chiesa ha restituito i preti che avevano commesso gli abusi al ministero su consiglio di eminenti medici.
Jane Adolphe ci ricorda una causa immediata della crisi: l’adozione di “atteggiamenti conciliari” negli anni ‘70, che Papa Benedetto XVI ha descritto come aventi una visione “critica o negativa” della tradizione e degli “assoluti morali”. In un saggio del 2019, Benedetto ha menzionato le “cricche omosessuali” nei seminari degli anni ‘70 e, nel 2013, ha alluso a una “lobby gay” nella curia romana. Susan Mulheron, un avvocato canonista, rileva un’altra causa immediata. Dopo il Vaticano II, dice, “la maggior parte dei vescovi” non ha attuato i processi canonici riguardanti gli abusi sessuali, processi che risalgono alla Chiesa primitiva e impongono severe sanzioni in tali casi. Purtroppo, le misure punitive sembravano loro “incompatibili con i fini pastorali della Chiesa”, un atteggiamento che Mulheron attribuisce all’“ostilità nei confronti del legalismo” dopo il Vaticano II.
Un’altra causa immediata di questa crisi è stata l’errata interpretazione biblica. Mary Healy incolpa James Martin, per aver insegnato, come altri prima di lui, che i passaggi della Bibbia sull’omosessualità sono culturalmente condizionati e mutevoli. Mostra che la storia di Sodoma riguarda davvero la lussuria omosessuale e un tentativo di stupro di gruppo, e che Giuda 1:7 parla giustamente della “lussuria innaturale” dei Sodomiti. Analizzando la lingua, mostra che Davide e Gionatan erano amici, non amanti, come lo erano Gesù e il Discepolo Amato. Gesù ci offre uno standard elevato di purezza sessuale, spiega Healy, in cui anche i desideri lussuriosi devono essere sradicati dalla grazia.
Eduardo Echeverria rivela come anche la teologia sia stata distorta e mutata in causa per gli abusi sessuali. La Chiesa insegna che gli atti omosessuali sono atti di “grave depravazione”, e che la stessa condizione omosessuale è un “dato”, non una “libera scelta”. Alcuni teologi hanno dato una “interpretazione eccessivamente benevola” a questa condizione, definendola “neutra o addirittura buona”. Tuttavia, come insegna la Chiesa, si tratta di un “disturbo oggettivo” che inclina verso il “male” degli atti omosessuali. Non è dell’ordine della Creazione, ma è una forma di concupiscenza, un segno della rottura dell’uomo dopo la Caduta. Papa San Giovanni Paolo II ha definito come “inaccettabile” il poter affermare che la “debolezza propria” di una persona sia il “criterio della verità sul bene”, in modo che possa sentirsi giustificata senza la misericordia di Dio.
Una delle soluzioni alla crisi della cattiva condotta omosessuale è stata la compensazione economica. Ormai la Chiesa ha pagato quasi 3 miliardi di dollari in transazioni e sentenze, ma la resa dei conti non è ancora finita. È in arrivo una “seconda ondata” di cause legali. Rychlak parla del tentativo di utilizzare il Racketeer Influenced and Corrupt Organizations Act (RICO), una legge contro le organizzazioni di racket, contro il cardinale Roger Mahony, e il caso è stato chiuso con 650 milioni di dollari. Brian Scarnecchia osserva che, nonostante l’“immunità sovrana” del papa, le vittime hanno intentato una causa contro la Santa Sede nel 2019, dopo che i tribunali hanno stabilito che il papa e la curia non sono immuni da una causa per illecito civile. D’ora in poi, l’immunità della Santa Sede dipenderà da quale conoscenza avesse della cattiva condotta omosessuale e se avesse consapevolmente ignorato tale informazione e non fosse riuscita a controllare il clero colpevole degli abusi.
John Czarnetzky scrive di come, negli ultimi 15 anni, 18 diocesi cattoliche e ordini religiosi abbiano presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11. Tredici di questi sono stati completati e 731 milioni di dollari accantonati per le vittime. Sebbene la Santa Sede e i vescovi sembrino “indifferenti”, sembra che stia per arrivare una seconda ondata di denunce riguardanti le molestie sessuali nei seminari. Potrebbe esserci un “consolidamento sostanziale” dei beni delle parrocchie e delle diocesi per far fronte a queste pretese in un tribunale fallimentare.
Nei suoi due saggi pieni di grafici, il Reverendo D. Paul Sullins mostra che le vittime di abusi erano il 92% di sesso maschile nel 1985, il 74% di sesso maschile nel 2000 e il 34% di sesso maschile nel 2016.Tuttavia, la metà dei sacerdoti tra i 60 e gli 84 anni oggi rimane omosessuale, mentre solo uno su 30 sotto i 50 anni lo è. Un prete omosessuale su dieci afferma di non aver nemmeno tentato di essere celibe, mentre meno di un prete normale su 50 lo dice. Padre Sullins dice che i papi sono chiari: nessun omosessuale dovrebbe essere ordinato sacerdote. Non si tratta di fanatismo ma di carità, poiché potrebbe essere “pericoloso” per loro, dal momento che il sacerdote offre a Dio specificamente “l’unione sessuale con una donna”. Mentre la cultura occidentale mette da parte la biologia e afferma che la differenza sessuale è un “insieme di idee” socialmente costruito, Paul Goudreau scrive che la mascolinità di Cristo attesta la “bontà e la sacra dignità della sessualità umana”. Dio non è venuto a noi in una “umanità indifferenziata”, ma si è “particolarizzato in un uomo, in un tempo e in un luogo particolari”. Al suo centro, “la mascolinità si estende al sacrificio di sé” .
Dale O’Leary spiega che la crisi degli abusi sessuali è radicata nell’ordinazione di uomini avvenuta in contrasto con il comando della Chiesa di escludere gli omosessuali dai seminari. Smentisce quattro false affermazioni: che gli omosessuali sono nati così, che non possono cambiare, che non aabiano un disturbo mentale e che non molestano i bambini. Uno studio su mezzo milione di uomini, pubblicato nel 2019 su The Journal of Science, ha concluso che l’omosessualità “non è geneticamente determinata”. Sulla base di 12 studi, è stato dimostrato altrove che il 38% degli omosessuali è guarito dopo il trattamento e fino al 30% è migliorato. Inoltre, gli omosessuali hanno molte più probabilità in confronto ad altri di avere disturbi psicologici, e in uno studio del 1988 sui molestatori di bambini, l’86% ha dichiarato di essere omosessuale o bisessuale.
Robert Fastiggi scrive di sei concili del IV secolo, oltre che di decreti papali e sinodali, che esortavano i sacerdoti al celibato: un insegnamento di “tradizione immemorabile, persino apostolica”. Fastiggi e Suzanne Mulrain parlano del celibato come testimonianza radicale di fedeltà a Cristo, dono e grazia liberatrice. Raccontano come Benedetto XVI abbia detto che i seminaristi devono raggiungere la “maturità affettiva” e avere un “vero senso di paternità spirituale”. Per questo la Chiesa «non può ammettere al seminario o agli ordini sacri coloro che praticano l’omosessualità, che presentano tendenze omosessuali radicate, o sostengono la cosiddetta cultura gay» («Istruzione sui criteri di discernimento delle vocazioni riguardo alla persone con tendenze omosessuali in vista della loro ammissione al seminario e agli ordini sacri”, 2005).
Il volume si chiude con un’appendice di cinque docenti di vari seminari che offre ai vescovi una mappa per migliorare i seminari. “La cattiva condotta sessuale del clero” si distingue per un approccio franco e senza esclusione di colpi alla crisi dei preti omosessuali, scritto da una serie di esperti, per lo più laici. Eccellente!
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Jane F. Adolphe e Ronald J. Rychlak, curatori, La cattiva condotta sessuale del clero: un’analisi interdisciplinare, 2020.
2021 • STEPHEN M. KRASON • CATHOLIC SOCIAL SCIENCE REVIEW
Questo libro rappresenta probabilmente uno degli esami più completi di quella che potrebbe essere la crisi più grave che affligge la Chiesa cattolica in America ai giorni nostri. Il libro è composto da documenti presentati a una conferenza sull’argomento presso l’Ave Maria School of Law (AMSL) nel settembre del 2018. Adolphe è un membro della facoltà dell’AMSL e anche professore a contratto presso la University of Notre Dame School of Law di Sydney, in Australia. Rychlak è Professore emerito presso la School of Law dell’Università del Mississippi e fa parte dei consigli di amministrazione dell’AMSL e della Society of Catholic Social Scientists (SCSS). In precedenza si era distinto per i suoi numerosi scritti accademici che confutavano gli attacchi a Papa Pio XII. Gli autori di questo importante libro – diciotto capitoli, più un’ampia appendice – provengono da numerosi ambiti: diritto, psicologia, teologia, filosofia, amministrazione della Chiesa, sociologia e giornalismo. Diversi sono membri della SCSS.
Il libro è diviso in quattro parti: “Le sfide: la cultura della Chiesa e le scienze sociali”; “Fattori contribuenti: influenze extra-ecclesiastiche e intra-ecclesiastiche”; “Conseguenze: questioni legali e politiche”; e “Tracciare la rotta: riflessioni bibliche, teologiche e pastorali”. Vengono affrontati molti argomenti: i contributi esplorano la piena natura della crisi, le azioni e il pensiero che l’hanno generata, l’influenza dei più ampi sviluppi culturali della rivoluzione sessuale e l’accettazione dell’omosessualità, il modo in cui la cultura interna alla Chiesa in America e il clericalismo si sono posti come ostacoli nell’affrontare i problemi che hanno portato alla crisi, la gamma di problemi legali che la Chiesa deve affrontare a causa della crisi e le questioni cruciali dell’accesso allo studio in seminario e alla formazione al sacerdozio.
Un capitolo che ha come coautore l’eminente psicologa Judith A. Reisman (che è nota per aver esposto le brutte realtà del dottor Alfred Kinsey, che potrebbe essere definito il padre della rivoluzione sessuale), richiama il noto John Jay Reports sulla crisi degli abusi del clero per non aver prestato attenzione all’influenza del pensiero di Kinsey sulla Chiesa come fattore preminente nel guidare l’emergenza degli abusi. Il capitolo di Sean Kilcawley afferma che è fondamentale affrontare i peccati sessuali “solitari” e compulsivi dei candidati al sacerdozio (che per alcuni potrebbero degenerare in ulteriore immoralità). Padre D. Paul Sullins, sociologo e cappellano della SCSS, ha raccontato in due capitoli la sua attenta ricerca a dimostrazione che la crisi è effettivamente nata dalla presenza di un numero consistente di ecclesiastici omosessuali. Presenta le sorprendenti statistiche che, nel trentennio 1965-1995, almeno il 20% delle ordinazioni statunitensi ogni anno riguardavano omosessuali e che la percentuale di preti omosessuali è dieci volte quella degli omosessuali nella popolazione maschile americana (sebbene ci siano poche ordinazioni di omosessuali dal 2000). Purtroppo, la sua ricerca indica anche che mentre la quantità della cattiva condotta sessuale del clero è inferiore rispetto agli anni ‘80, ossia quando la crisi è venuta alla luce, il calo non è così sostanziale come alcuni pensano (in particolare per l’abuso di ragazze minorenni).
Il capitolo dello scrittore cattolico Dale O’Leary demolisce una serie di “miti” del movimento omosessuale, come ad esempio che gli omosessuali siano “nati così”, che non possano assolutamente cambiare e che è improbabile che abbiano rapporti sessuali con i minori. I capitoli di monsignore Piotr Mazurkiewicz e Russell Shaw si concentrano sulle influenze culturali esterne e interne sopra menzionate. Il capitolo di Adolphe mostra sorprendenti somiglianze nella gestione da parte delle istituzioni interessate di tre dei casi più noti di abusi sessuali seriali negli Stati Uniti: il cardinale Theodore McCarrick, l’allenatore di football della Penn State Jerry Sandusky e il dottor Larry Nassar del Michigan State, della US Gymnastics e del Comitato Olimpico degli Stati Uniti. Riflette anche sulla crisi degli abusi sessuali da parte del clero nella Chiesa in Australia.
L’avvocato canonico Susan Mulheron scrive sull’incapacità dei vescovi ad utilizzare gli strumenti canonici disponibili per affrontare la crisi e sulla loro visione errata secondo cui la terapia psicologica per gli abusi sui sacerdoti risolverebbe il problema. Essi hanno ignorato il fatto che l’abuso sessuale di minori violava la legge penale e che i preti che abusavano stavano commettendo dei crimini. Il capitolo di Rychlak lo sottolinea, ma sottolinea anche i pericoli dell’eliminazione dei termini di prescrizione, dell’uso della legge federale RICO e delle proposte che violerebbero il sigillo della confessione. Solleva anche la preoccupazione per le false accuse e come l’indignazione per lo scandalo possa minare la presunzione di innocenza dell’imputato. Il capitolo del professore di diritto dell’AMSL e funzionario di lunga data della SCSS, D. Brian Scarnecchia, tratta i diversi motivi di responsabilità civile della Chiesa per gli abusi da parte del clero, e il professore di diritto dell’Università del Mississippi, John M. Czarnetzky, esamina i fallimenti diocesani sulla scia della risoluzione delle denunce da parte delle vittime e affronta i pericoli per la sopravvivenza delle diocesi qualora le leggi fallimentari venissero applicate in un certo modo.
I capitoli nella parte finale del libro hanno un focus teologico e pastorale. Nel suo capitolo, la studiosa delle Scritture Mary Healy mostra, contrariamente alle affermazioni di padre James Martin, che il perenne insegnamento della Chiesa sull’omosessualità è fondato esattamente su entrambi i Testamenti. I capitoli di Robert Fastiggi – uno di essi scritto insieme alla collega teologa e professoressa di seminario Suzanne Mulrain – approfondiscono la storia del celibato del clero sia nel rito latino che in quello orientale e confutano, in modo impressionante, la frequente affermazione secondo cui il requisito del celibato sacerdotale sia responsabile della crisi degli abusi sessuali . Prescindendo dai pronunciamenti di Giovanni Paolo II, sottolineano la necessità di cambiamenti nella formazione dei seminaristi escludendo, peraltro, i candidati con attrazione per lo stesso sesso. Il capitolo del teologo Paul Gondreau spiega perché sostenere Cristo come l’incarnazione della vera virilità sia cruciale per “ricostruire” il sacerdozio dopo lo scandalo. Il capitolo del teologo e professore di filosofia Eduardo Echeverria confuta anche padre Martin difendendo l’insegnamento della Chiesa secondo cui, da un lato, l’attrazione per lo stesso sesso è contraria all’ordine delle cose e, dall’altro, gli atti omosessuali sono gravemente immorali. Infine, l’appendice di cinque professoresse di seminario fornisce una serie ponderata di raccomandazioni per i cambiamenti nella formazione dei seminaristi al fine di evitare nuovamente lo scandalo sessuale.
Questo volume si pone come un’opera definitiva sulle cause dello scandalo e sui modi per ripristinare l’integrità morale e il rispetto del sacerdozio.